«Un servizio che non è pubblico, un canone impopolare e
format medievali». Una sollevazione popolare attraverso centinaia di post su
Twitter avanza creando una campagna denominata senza giri di parole
#raimerda.
Ma non solo Internet. Anche politici (bipartisan) e
associazioni dei consumatori. Tutti in coro, ognuno con i suoi toni,
dicono «no» alla richiesta della Rai a imprenditori e liberi
professionisti di pagare il canone se possiedono un computer con
connessione internet. L'azienda di Stato si riferisce - addirittura -
al regio decreto legge del 21 febbraio 1938, n. 246: "Chiunque detenga
uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle
radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento".
LA POLITICA - Sia dal Popolo della libertà che dal partito
democratico sono arrivate critiche alla campagna di comunicazione
lanciata dall'emittente di Stato.
CONSUMATORI - «È l'ennesima vergogna, l'ennesimo tentativo di
scippo con destrezza che deve essere respinto al mittente, da parte del
ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera per evitare l'ennesimo
salasso». Adusbef e Federconsumatori passano al contrattacco. «La Rai,
un'azienda lottizzata che sempre di più sforna cattiva informazione e
servizi spesso taroccati e strappalacrime per inseguire il feticcio
dell'audience - sottolineano le due associazioni dei consumatori -, ha
sfornato l'ennesimo balzello, a carico di imprese, studi professionali
ed uffici, per imporre un pesante tributo sul possesso non solo degli
apparecchi Tv, ma anche di qualsiasi dispositivo atto o adattabile a
ricevere il segnale tv, inclusi monitor per il Pc, videofonini,
videoregistratori, Ipad, addirittura sistemi di videosorveglianza,
telefonini che si collegano ad internet con una somma che, a seconda
della tipologia di impresa, va da un minimo di 200 euro fino a 6.000
euro l'anno a carico di oltre 5 milioni di utenti per un controvalore di
1 miliardo di euro l'anno».
RETE IMPRESE - Per Rete Imprese Italia chi non paga è soggetto a
pesanti sanzioni e a controlli da parte degli organi di vigilanza.
«Quella del canone speciale Rai è una richiesta assurda perché vengono
"tassati" strumenti come i computer che gli imprenditori utilizzano per
lavorare e non certo per guardare i programmi Rai. Tanto più se si
considera che il Governo spinge proprio sull'informatizzazione per
semplificare il rapporto tra imprese e Pubblica Amministrazione. In
questo momento di gravi difficoltà per i nostri imprenditori, di tutto
abbiamo bisogno tranne che di un altro onere così pesante e
ingiustificato».